Il Serpentine Pavilion di Diébédo Francis Kéré

Michela Pesenti / 7 Luglio 2017 / Stili e Novità

Dopo Bjarke Ingels, autore del padiglione del 2016, quest’anno la Serpentine Gallery di Londra ha commissionato la realizzazione del Serpentine Pavilion all’architetto africano Diébédo Francis Kéré. Come ogni anno la galleria situata al centro di Hyde Park, nei pressi di Kensington Palace, dà vita a una struttura temporanea che ospita spettacoli, performance e i diversi eventi che in estate animano la galleria. Il progetto firmato dall’architetto del Burikna Faso, dal 2005 alla guida dello studio Kéré Architecture di Berlino, si configura come un’ampia tettoia sostenuta da una struttura centrale in acciaio, un imponente albero che funge da punto di aggregazione ispirato alle tradizioni e ai riferimenti culturali della città d’origine di Kéré, Gando.

 

«Il progetto per il Serpentine Pavilion 2017 – ha spiegato l’architetto africano –  è concepito come un microcosmo, una struttura comunitaria all’interno di Kensington Gardens che fonde riferimenti culturali del mio paese di origine, il Burkina Faso, con tecniche di costruzione sperimentali. La mia esperienza di essere cresciuto in un piccolo e remoto villaggio mi ha instillato una forte consapevolezza delle implicazioni sociali, sostenibili e culturali del progetto. Credo che l’architettura abbia il potere di sorprendere, unire e ispirare tutti, mediando aspetti importanti come la comunità, l’ecologia e l’economia. In Burkina Faso, l’albero è un luogo dove le persone si riuniscono, sotto la cui ombra si svolgono le attività quotidiane. Il mio progetto per il Serpentine Pavilion ha un grande tetto a sbalzo in acciaio e una pelle trasparente che copre la struttura, che consente alla luce solare di entrare nello spazio e al tempo stesso lo protegge dalla pioggia».

 

Dotato di quattro punti d’accesso distinti che convergono in un cortile a cielo aperto, grazie alla sua configurazione, il padiglione lascia i visitatori in contatto costante con la natura del parco, diventando un luogo dove le persone possono raccogliere e condividere le loro esperienze quotidiane. In caso di pioggia, l’apertura centrale si trasformerà in un sistema per canalizzare l’acqua con un affascinante effetto cascata; l’acqua verrà poi raccolta attraverso un sistema di drenaggio e conservata per l’irrigazione del parco. Di sera, invece, la pensilina diventa una fonte di illuminazione, mentre le pareti, realizzate con blocchi di legno prefabbricati assemblati in moduli triangolari con piccole aperture, consentono di intravedere i movimenti e le attività all’interno. «Nella mia casa di Gando – racconta Kéré – è sempre facile individuare un festeggiamento di notte: basta salire su un terreno più alto e cercare la fonte di luce nelle tenebre circostanti. Questa piccola luce diventa più grande quando più persone si uniscono all’evento. In questo modo, il padiglione diventerà un faro luminoso, simbolo di storie e del piacere di stare insieme».

 

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