Cinema e design: i film di Pedro Almodovar

Michela Pesenti / 6 Novembre 2020 / Stili e Novità

Dissacratorio, ironico, eccessivo, romantico, istrionico, un vero e proprio genio: stiamo parlando di Pedro Almodovar, il maestro del cinema spagnolo, che nella sua lunga carriera ha diretto film capolavoro che hanno lasciato il segno. Un linguaggio narrativo inconfondibile, quello di Almodovar, in cui anche il design e l’architettura degli spazi hanno un ruolo primario: nulla nelle sue pellicole viene lasciato al caso, ma anzi viene curato con attenzione maniacale caricando ogni dettaglio, che sia un elemento di design o un colore, di significato.

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Così ad esempio nell’ultimo lavoro The human voice, presentato a settembre alla Mostra del Cinema di Venezia e realizzato durante il lockdown, Almodovar utilizza i colori, in un’esplosione di nuance e sfumature accese, per caratterizzare la storia di una donna, interpretata da Tilda Swinton che sospetta di essere stata abbandonata dall’uomo che ama che non si fa più vivo da tre giorni. A spiccare sono le vibranti note del rosso e del blu che si armonizzano perfettamente ad esempio con la replica del dipinto di Ettore e Andromaca di De Chirico, mentre La Venere dormiente di Artemisia Gentileschi, appesa alla parete della camera da letto, esalta le tonalità dell’azzurro che, abbinate al damasco verde del letto e alla mise rouge dell’attrice crea un contrasto cromatico sublime.

Il rosso è protagonista anche di Julieta, pellicola del 2016, in cui il rosso Almodovar domina la prima scena e il tessuto iniziale che la caratterizza per passare poi ai sedili su cui viaggia la protagonista fino agli orecchini scintillanti e alla lampada da scrivania che ricorda la Tolomeo di Artemide. I colori saturi delle vicende passate stonano con l’asetticità delle scene ambientate nel presente e denotano il cambio di stato d’animo e personalità della protagonista: ieri si circondava di colori carichi e splendenti, mentre oggi vive in una realtà grigia e senza luce.

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La predilezione del regista per il rosso si poteva già intuire con il suo capolavoro Tutto su mia madre del 1999 vincitore di un premio Oscar, in cui ritroviamo un colore rosso sfacciato e persistente, declinato tra ossessioni pop e surreali in cui la vicenda della protagonista oltre che a essere raccontata attraverso i dialoghi viene narrata attraverso gli arredi e la carta da parati della sua casa.

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Colori e design hanno un’importanza dominante anche nel film Dolor y gloria, una sorta di autobiografia del regista, l’appartamento di Salvador Mallo, interpretato da Antonio Banderas e alter ego di Almodovar, riproduce la sua casa di Madrid nei minimi dettagli, soprattutto con riferimento agli anni Settanta, collocando sul set alcuni mobili e oggetti presi proprio dall’abitazione del regista. Il design della pellicola è stato curato da Antxon Gomez che ha inserito scaffali di Charlotte Perriand, una scultura di Miquel Navarro fino a pezzi d’arredo di Fornasetti e Piet Hein Eek, mentre porte, sedie e tutti gli altri elementi di arredo sono stati decorati dalla designer Patricia Urquiola.

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Oggetti di design iconici si ritrovano anche nel film Gli abbracci spezzati del 2009 in cui Penelope Cruz si trova a muoversi in un ambiente con dipinti in stile Warhol e boudoir ispirati alla designer Eileen Gray. Non mancano poi il quadro di Enzo Mari con la mela rossa appeso in soggiorno, il sofa Utrecht di Cassina, delle sedie rosse con fiori bianchi Harry Bertoia, a cui si aggiungono una serie di ceramiche colorate realizzate ad hoc e alcuni prototipi costruiti a Milano per le Tropicalia di Moroso disegnate dall’Urquiola.

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