Si è spento a Milano nei giorni scorsi, a 88 anni, Enzo Mari, uno dei più grandi designer italiani del Novecento. Cinque volte premio Compasso d’Oro, di cui l’ultimo alla carriera nel 2011, Mari ha realizzato nel corso della sua attività oltre 1500 oggetti, di cui alcuni iconici, per alcune aziende storiche del made in Italy, da Danese a Corraini, da Driade a Zanotta, da Artemide ad Alessi.
 
Intellettuale fuori dagli schemi del design industriale, Mari ha svolto un significativo ruolo, oltre che progettuale, soprattutto teorico e critico, opponendosi in particolare alla crescente subordinazione della produzione industriale al marketing. Una personalità forte che perseguiva con passione le sue idee così rigorose, tra la massima attenzione ai materiali, la convinzione che la creazione debba trasformare la società, il rifiuto del concetto di “merce” e l’importanza di un'”utopia democratica” della produzione, ovvero disegnare e produrre oggetti belli e utili per la gente comune.
 
«Nel corso del tempo ha realizzato una varietà di opere straordinarie – in carta, legno, vetro, ceramica, ferro, acciaio – che, muovendosi senza obblighi tra arte, design, architettura e grafica, oggi abitano collezioni, musei, spazi domestici diffusi in tutto il pianeta. La profondità del suo lavoro, il suo scavo nella sostanza del mondo sono un contrappunto all’ironia e allo sdegno verso quella superficiale mediocrità che Mari ha letto – con qualche rarissima eccezione, tra cui quella di Ettore Sottsass, così lontano eppure così vicino nell’etica del lavoro – nelle sfere della progettazione e della critica». Sono queste alcune delle parole utilizzate da Stefano Boeri, presidente della Triennale di Milano, nel descrivere l’opera di Mari al centro della retrospettiva Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli visitabile in Triennale fino al 18 aprile 2021 per scoprire l’opera del grande designer.