Analemma Tower. Il grattacielo che fluttua sopra la Terra

Michela Pesenti / 28 Aprile 2017 / Stili e Novità

Se The Big Bend, il grattacielo a forma di U di Oii Studio, di cui vi abbiamo parlato qui, vi sembra un progetto curioso per sfidare i limiti costruttivi imposti dalla metropoli statunitense, cosa ne dite di un grattacielo volante appeso a un asteroide? Se vi sembra un’idea folle sappiate che lo studio di architettura Clouds Architecture Office ha elaborato il progetto Analemma Tower, un’enorme torre che dovrebbe fluttuare sopra a New York, agganciata a un asteroide, a decine di migliaia di chilometri dalla Terra.

 

«Analemma inverte lo schema tradizionale di fondazione basata sulla terra» ha dichiarato il team di Clouds Architecture Office, secondo il quale il grattacielo sfrutterebbe un sistema denominato Universal Orbital Support System, ovvero un cavo lungo 50mila km agganciato a un asteroide posto in orbita geostazionaria. Grazie a questo cavo l’edificio può essere abbassato fino ad arrivare alla superficie di New York o di qualsiasi altra città del mondo, dal momento che la struttura è sospesa per aria. L’asteroide viene programmato per ruotare come la Terra, in modo che la posizione del grattacielo nel cielo non cambi, mentre la dimensione e la forma delle finestre varia in altezza per tenere conto di pressione e temperatura differenziali. In questo modo i piani più alti dell’edificio, situati a 32mila metri dalla superficie terrestre, godrebbero ogni giorno di 45 minuti di luce solare in più rispetto ai piani inferiori, a causa della curvatura terrestre.

Un progetto all’avanguardia anche dal punto di vista dell’alimentazione energetica: secondo quanto previsto dallo studio statunitense l’Analemma Tower grazie a una batteria di pannelli solari installati nella parte meno densa dell’atmosfera dovrebbe essere energeticamente indipendente, mentre l’acqua sarebbe filtrata e riciclata attraverso un sistema a circuito semichiuso, riempito con la condensa catturata dalle nuvole e dall’acqua piovana.

 

Un’idea futuristica di architettura che richiama alla mente le ricerche di Superstudio, uno dei gruppi più influenti della scena mondiale delle neo-avanguardie degli anni Sessanta e Settanta. Fondato nel dicembre del 1966 a Firenze da Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia, raggiunti poi da Gian Piero Frassinelli, i fratelli Roberto e Alessandro Magris e Alessandro Poli, Superstudio avvia il suo percorso di ricerca concentrandosi sul significato dell’architettura nell’epoca della “società dello spettacolo”. Rifiutando un generico approccio interdisciplinare, il gruppo propone un allargamento di campo e un ripensamento radicale dell’architettura e del design, sostituendo al tradizionale immaginario domestico un universo di oggetti stranianti e visioni distopiche. Nella mostra fondativa “Superarchitettura”, realizzata a Pistoia insieme ad Archizoom, gli oggetti perdono i riferimenti funzionali e potenziano la loro carica figurativa per offrirsi insieme come “cose e immagini delle cose”. Proponendo un “disegno unico” privo di ridondanze estetiche e ridotto ai suoi elementi essenziali, gli “Istogrammi d’architettura” (1969) e i mobili della serie Misura (1969-70), svelano come ogni ricerca di oggetti definitivi sia destinata fisiologicamente al fallimento. Per contro “Il Monumento Continuo” (1969) e “Le dodici Città Ideali” (1971) sono utopie negative, espedienti retorici attraverso cui dimostrare per assurdo le possibilità e i limiti dell’architettura come strumento critico della società moderna.

 

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