Architetture dimenticate: un account su Instagram per raccoglierle

Michela Pesenti / 24 Gennaio 2020 / Stili e Novità

Architetture dimenticate o semplicemente poco note, realizzazioni fuori dal circuito mainstrem: a dare visibilità a queste opere ci pensa la pagina Instagram forgotten_architecture e il relativo gruppo su Facebook creati dalla giornalista Bianca Felicori. Una vetrina per riportare alla luce progetti poco studiati all’università oppure dimenticati come precisa l’autrice della pagina: «Il termine forgotten non va frainteso con abbandonato o scarsamente curato, ma ha varie sfumature: forgotten è l’architettura di un grande maestro dimenticata, è l’opera di un architetto minore mai considerata, è la piccola chiesa dell’archi-star mai studiata in università e così via».

 

Forgotten architecture è quindi un progetto di pura condivisione a cui chiunque può contribuire, dal professore di storia dell’architettura agli studenti, dai professionisti ai semplici appassionati. Un gruppo e una pagina che si arricchiscono continuamente, tra ex avveniristici distributori di benzina, facciate di teatri abbandonati, autogrill che sembrano cattedrali e così via.

 

Un esempio pratico di come i social possano essere una potente cassa di risonanza lo racconta direttamente Bianca Felidori: «Nel 2019, nel padiglione Cuba della mostra Broken Nature presso la Triennale di Milano ho scoperto Las Escuelas Nacional De Arte – 1961, La Habana (Cuba) – di Vittorio Garatti, Roberto Gottardi, Ricardo Porro, due architetti italiani insieme a un architetto cubano, commissionata da Fidel Castro e Che Guevara, nell’ambito della politica educativa promossa subito dopo la rivoluzione. Ora, io non conoscevo né loro né tantomeno il progetto. Questo è bastato per innestare un meccanismo di sharing incredibile: nel giro di pochi giorni abbiamo collezionato più di 350 architetture realizzate restate nell’ombra, magari perché di progettisti poco noti – o poco studiati – magari perché di grandi architetti alle prime armi e quindi meno acclamate».

 

Un successo inatteso quello della pagina, popolata «in netta prevalenza di progetti italiani. Le architetture che piacciono di più sono quelle utilitarie e quelle ‘del piacere’: molte gas station, che sono considerate tra le più dimenticate, anche se sono state progettate da Mies van der Rohe o da Mario Bacciocchi e in questo caso c’è bisogno di un De Lucchi che riqualifica la sua stazione Agip milanese o di Fernan Ozpetek, che in quella abbandonata di Lecce ci girò il film Allacciate le cinture, per avere una visibilità» spiega l’autrice della pagina.

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