Cosa significa davvero biofilia?

Michela Pesenti / 11 Marzo 2022 / Stili e Novità

Cosa si intende per biofilia e progettazione biofilica? La risposta a questa domanda arriva da Stephen R. Kellert, professore di ecologia sociale a Yale, secondo cui cui questo tipo di progettazione si traduce in una tabella di sei elementi, declinati in più di settanta attributi, da applicare al mondo delle costruzioni. Tra questi vi sono l’uso di materiali naturali, facciate verdi, luce del sole ma anche connessione storica, geografica e culturale con il luogo dove un edificio sorge e le caratteristiche del paesaggio in cui si inserisce.

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Una tendenza psicologica, quella dell’uomo, a essere attratto verso tutto ciò che è vivo e proprio per questo la progettazione «biofilica va a riprodurre intenzionalmente elementi significativi a livello evolutivo della relazione tra uomo e natura per promuovere il nostro benessere e la nostra produttività. Se la biofilia è qualcosa di innato, l’approccio è molto tecnico: parte da una considerazione approfondita del sistema in cui si vive. I luoghi biofilici non avrebbero potuto essere progettati altrove». Sono queste le parole riportate dalla testata Living di Rita Trombin, psicologa ambientale e componente della giuria del Stephen R. Kellert Biophilic Design Award promosso dall’International Living Future Institute.

Tutto questo però, avverte la psicologa, non si traduce solamente nell’inserire in un ambiente delle piante e degli elementi vegetali, quanto piuttosto è necessario «lavorare su viste, prospettive, materiali, odori, aromi, suoni. In un’ottica multisensoriale che ci permette di connetterci alla natura. Certo, riempire un luogo di piante può creare un effetto immediato. Ma richiedono attenzione particolare quotidiana, a cui magari non tutti sono portati. E a livello scientifico non c’è correlazione tra il numero di piante e il ripristino restorativo dell’energia mentale».

Non solo piante, dunque, ma anche pattern e texture basati sulla natura, giochi di luci e ombre contribuiscono al nostro benessere, e come suggerisce Trombin è bene utilizzare «un approccio interdisciplinare, con il progettista che collabora con uno psicologo ambientale o un esperto in biofilia».

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