Design: l’Italia al primo posto in Europa

Michela Pesenti / 6 Maggio 2022 / Stili e Novità

Il design si riconferma uno dei principali motori dell’economia del nostro Paese: il settore, in Italia, conta infatti 30mila imprese che nel 2020 hanno generato  un valore aggiunto pari a 2,5 miliardi di euro con 61 mila occupati. A rivelarlo sono i dati del rapporto Design Economy 2022 presentato da Fondazione Symbola, Deloitte Private e POLI.design, con il supporto di ADI, CUID, Comieco, Logotel, AlmaLaurea e il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Dal punto di vista geografico, le imprese del design si distribuiscono su tutto il territorio nazionale, con una particolare concentrazione nelle aree di specializzazione del made in Italy e nelle regioni Lombardia, Piemonte, Emilia – Romagna e Veneto, dove si localizza il 60% delle imprese. Tra le provincie primeggiano Milano (15% imprese e 18% valore aggiunto nazionale),Roma (6,7% e 5,3%) e Torino (5% e 7,8%).

Le imprese operano per il 44% all’estero (8,9% extra EU), per il 45% su scala nazionale, mentre per il 10,8% su scala locale. Per quanto riguarda i servizi richiesti, le imprese dichiarano di fornire soprattutto consulenze su aspetti stilistici (il 58%) e processuali (25%); mentre le consulenze di carattere strategico rappresentano il 10%. A questi servizi, le aziende del design stanno affiancando nuove attività di consulenza come la comunicazione (nel 59% dei casi), il branding (52%), il marketing (46%), la R&S (44,3%) e il packaging (32,9%). Un packaging design che vira verso la scelta di materiali sostenibili, il più utilizzato carta e cartone, utilizzato dal 30% delle imprese che progettano packaging.

«Nel pieno di una transizione verde e digitale – ha dichiarato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – accelerata dalla pandemia e dall’invasione dell’Ucraina, il design è chiamato nuovamente a dare forma, senso e bellezza al futuro. Molti aspetti della nostra vita, così come molti settori, cambieranno, dalla metamorfosi della mobilità verso modelli condivisi, interconnessi ed elettrici, ai processi di decarbonizzazione e dell’economia circolare che stanno cambiando l’industria e le relazioni di filiera, arrivando ai prodotti che, in un contesto di risorse sempre più scarse, dovranno necessariamente essere riprogettati per diventare più durevoli, riparabili, riutilizzabili».

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Sul fronte delle competenze, il 55,1% delle imprese di design dichiara di possedere una competenza di “medio” livello sulla sostenibilità e di “alto” livello nel 33,9% dei casi; specularmente, poco più dell’11% ritiene di avere un livello di competenza “basso” o quasi nullo. Considerando i servizi attualmente offerti, il 57,6% degli intervistati si occupa di design per la durabilità, ossia di progettare il prodotto o le sue modalità di utilizzo in modo tale da migliorarne la manutenibilità, la durata fisica e quella emozionale, mentre il 43,4% progetta prodotti che riducono al minimo l’impiego di materia ed energia e la produzione di scarti (design per la riduzione). Nel 34% dei casi, gli intervistati progettano prodotti per facilitare il processo di riciclo (riduzione della quantità dei materiali impiegati, utilizzo di mono-materiali, impiego di materiali facilmente riciclabili e di materiali rigenerati, facilità nella separazione dei materiali). Il 31,4% offre servizi legati al design per la riparabilità ed il 13,3% al design per il disassemblaggio; nel primo caso, gli intervistati lavorano in maniera tale da permettere la sostituzione di componenti o l’aggiornamento delle loro funzioni, nel secondo, puntano a progettare prodotti utilizzando sistemi di connessione riversibili, funzionali alla separazione di tutti le componenti per le diverse tipologie di materiali al fine di favorire il processo di recupero e riciclo. Il 10,7% si occupa del design strategico per la sostenibilità (funzionale alla creazione di framework, kpi e tool per la sostenibilità ambientale) e, infine, il 5,5% si occupa di design per la rigenerazione (funzionale alla rifabbricazione di prodotti con la stessa o diversa funzione d’uso, o alla progettazione di prodotti modulari per favorire il riutilizzo di parti del prodotto).

Tra i settori che trainano la domanda di servizi di design sostenibile ci sono soprattutto i settori del made In Italy. A primeggiare c’è il settore arredo (69%), seguito dall’automotive (56%), dall’immobiliare – ceramiche, pavimenti, fino agli elementi strutturali – (38%), dall’abbigliamento (30%) e dall’agroalimentare (13,3%).

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