Bisognerà attendere il 26 maggio per scoprire se la Fondazione Prada di Milano si aggiudicherà il premio biennale dell’Unione Europea per l’architettura contemporanea Mies van der Rohe. Il progetto firmato dall’architetto Rem Koolhaas è l’unica opera realizzata nel nostro Paese a essere entrata nella rosa dei quaranta finalisti selezionati dalla giuria presieduta da Stephen Bates, socio di Sergison Bates architects, e composta dall’architetto portoghese Gonçalo Byrne, da Peter Cachola Schmal, architetto e direttore del Deutsches Architekturmuseum (Dam) di Francoforte, da Pelin Derviş, architetto turco, dall’architetto Dominique Jakob, socia dello studio parigino Jakob+MacFarlane, da Juulia Kauste, direttrice del Suomen arkkitehtuurimuseo di Helsinki e da Małgorzata Omilanowska, storica dell’arte e professoressa all’Università di Gdansk.
Le opere finaliste sono state scelte dalla giuria seguendo un filo rosso che rappresenta le attuali tendenze del territorio europeo: “città, edilizia residenziale, patrimonio e memoria”. Tra i 40 progetti, 4 le opere realizzate in Francia, 4 in Portogallo e 4 in Gran Bretagna; 3 in Danimarca, Spagna, Finlandia, Paesi Bassi e Norvegia; 2 in Belgio, Germania, Irlanda e Turchia; e una in Italia, Lituania, Polonia, Romania e Svezia. Le città con maggior numero di opere sono Londra (3), Lisbona (2), Dublino (2) e Espoo (2). Altro dato interessante riguarda l’età dei progettisti: circa un quarto delle realizzazioni portano la firma di un architetto o di un team di meno di 40 anni o i cui studi non sono più vecchi di dieci anni.
Non mancano nella rosa dei finalisti i grandi nomi dell’architettura come Álvaro Siza (vincitore del premio Pritzker nel 1992) in corsa con il Museo di arte contemporanea Nadir Afonso della città portoghese di Chaves, lo studio londinese AL-A di Amanda Levete (vincitrice nel 1999 dello Stirling Prize) con il progetto del Museum of art, architecture and technology di Lisbona, l’architetto francese Rudy Ricciotti che gareggia con il Museo della memoria a Rivesaltes (Francia), lo studio Lacaton & Vassal che fa ingresso nella shortlist con un intervento di social housing a Mulhouse (Francia) e, naturalmente, lo studio OMA di Rem Koolhaas, presente in finale non solo con la Fondazione Prada ma anche con l’opera Timmerhuis, realizzata a Rotterdam, un’architettura a destinazione direzionale e residenziale.
Rem Koolhaas gareggiava anche con un’altra opera italiana, il nuovo polo dello shopping di lusso a Venezia , T Fondaco, presso il Fondaco dei Tedeschi (di cui vi avevamo raccontato in un precedente post che potete leggere qui), che però non ha conquistato la finale del Mies van der Rohe Award così come il nido d’infanzia a Guastalla (Reggio Emilia) di Mario Cucinella, la Casa della memoria a Milano firmata dallo studio Baukuh, la nuova sede del Gruppo Reale Mutua Assicurazioni a Torino di Iotti + Pavarani Architetti, Artecna e ArchiLabs o il centro culturale Stavros Niarchos (Atene) di Renzo Piano (di cui vi abbiamo parlato qui).